lunedì 19 novembre 2012

Debolezza

Soffia il vento in questa giornata d'azzurro. Tempo di movimento.
Da qualche giorno ho cambiato casa.
La cosa più bella dei traslochi è che si fa pulizia, ti rendi conto di cosa trascini dietro alla tua vita. Quando stai fermo accumuli, invece l'unico modo di viaggiare a lungo è viaggiare leggeri. Essenziali. Liberi.

Una delle cose che mi avevano insegnato è di non mostrare mai la propria debolezza, specialmente con le donne. Chissà come e quale donna ha insegnato questo a mio padre. Mi piacerebbe chiederglielo.
Onestamente devo ammettere di aver imparato la stessa lezione perché ad un certo punto ho cominciato a mostrare una faccia gentile ma dura, a gestire la comunicazione delle emozioni in entrata e in uscita, tant'é vero che c'e' stata qualche ex fidanzata che è arrivata a rinfacciarmi una scarsa emotività.
Suppongo di essere stato un buon attore. O di aver avuto un pubblico poco attento.
Per esempio, ho un camion di "ti amo" che mi sono marciti in gola perchè ero arrabbiato, o perchè lei non se lo meritava, o perché non ero sicuro, o non era il momento giusto, o avevo paura di espormi troppo o chissà quali altri mille motivi. Una montagna di amore risparmiato in un conto a perdere.

Mi è servito questo atteggiamento ?
No. Se in parte mi ha protetto dal dolore spicciolo dell'imperfezione della vita quotidiana, non mi ha protetto dal dolore più sordo e profondo di una tranquilla infelicità, del povero scambio di amore che avviene quando le emozioni sono filtrate e l'ossessione del controllo fa dimenticare perfino le ragioni per cui ci si è scelti.


Quando ho scelto di cambiare, di cercare di rinunciare alle maschere e al controllo, non è stata una passeggiata nel bosco. Sono diventato presto più vulnerabile e, contemporaneamente, più vivo. Avevo un conto da pagare e l'ho dovuto pagare con gli interessi. Grazie a Dio, molte persone mi hanno aiutato in questo percorso, inaspettate.

In questi anni di ricerca ho attraversato fasi alterne. Ho pianto di gioia e di dolore. Ho pianto, e questa é stata una novità, ed ho creduto di essermi liberato di vecchi lacci che mi facevano strisciare a terra. Ero convinto di aver imparato a gestire le mie emozioni senza dovere controllarle, ma non avevo ancora fatto tutti i conti con le mie vere debolezze.

La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai chi ti capita. E come reagirai tu.
Alcuni riferimenti poco felici sono bastati a scatenare le mie paure ancestrali, la paura di perdere ciò che hai di più caro, l'ossessione del controllo, la paura di essere abbandonato, o rifiutato, il sentirsi indegno di essere amato. Queste paure hanno messo in moto un circolo vizioso in cui la mente assumeva sempre di più il controllo, mi proiettava in incubi ansiogeni e mi metteva in ginocchio, mi bloccava lo stomaco, mi toglieva il sonno.
Ho cercato di scappare, ho provato tutte le tecniche, le strategie che ho imparato e mi facevano sentire uno figo, uno che sa, ma non c'è stata storia, l'ego mi ha stracciato 10-0.

Sono riuscito a perdere due aerei nello stesso giorno, i documenti, e quasi a rinunciare a ciò che per me è più prezioso in questo momento. Tutto questo solo per liberarmi dall'abbraccio mortale della mente.
E quando tutto sembrava quasi irremediabilmente andato a puttane, e mi era rimasto solo un filo di energia, ed ero sommerso da una marea di vergogna e dispiacere, allora ho smesso di combattere, mi sono arreso al presente.
In quel momento Qualcosa mi è salito dal profondo. Ho piantato le gambe, ho guardato l'oscurità negli occhi senza emozione ed ho espresso un desiderio. Uno solo, semplice, vero, in un sussurro di voce.
Vieni qui.

C'è stata una pausa.
E' stato come se l'universo intero si fosse fermato per un istante, si fosse accorto della mia timida presenza e, come una madre amorevole, mi avesse guardato, poi sorriso, accarezzato e, infine, avesse cominciato a prepararmi la colazione. Si caro.
Tutto è cambiato.
L'alba è arrivata ancora stordita di dolore ma, istante dopo istante, la sua luce è penetrata fino alle ossa e il giorno dei morti è stato quello del ritorno alla vita. E' uscito tutto quello che doveva uscire ed è arrivato tutto ciò che doveva arrivare, frutti fin troppo dolci di una semina amara.
E' stato uno tsunami di umiltà. Va bene cosi.

Per una volta sono anch'io senza parole.
Temo che se dovessi preoccuparmi di non mostrare la mia debolezza avrei un gran bel daffare, e che se dovessi viaggiare con molto peso, non ce la farei. Forse già ne ho troppo sulle spalle, forse é già quasi tempo di ripartire e mettere giù quello che non mi serve.
Vorrei dire che ho imparato la lezione, che non mi capitera' piu' ma sono onesto.
Sono soltanto un uomo, e nemmeno più uno di quelli che piangono contro i muri, come cantava Vasco. Comunque sia, tutto serve.
La Vita è meravigliosa! E' solo quando smetto di crederlo che la mente acquista potere su di me.

Il vento ha smesso di soffiare. La falce di luna tramonta nel mare qui a Tenerife.

mercoledì 24 ottobre 2012

conti a perdere

Da piccolo sono stato un bambino molto cattivo.
Scherzo. Ero un bambino molto buono, già dedito alla contemplazione.

Un giorno all'asilo un bambino più grande mi picchiò.
La vista mi si offuscò, raccolsi un bastone e lo picchiai con tutte le mie forze. Quello se ne andò a piangere dalla suora che gli chiese "ma chi ti ha fatto questo ?" "Nicola" disse, indicamdomi con tutto il braccio teso.
La suora mi guardò un momento, soppesò la mia aria candida e innocente e disse "non può essere stato Nicola, non vedi com'é buono e tranquillo ?".

Questo il primo ricordo di rabbia della mia vita. E non posso fare a meno di di sentire nel palato il piacere di questo ricordo, nel sentire le mie forze moltiplicarsi e portare giustizia là dove c'era stata ingiustizia. Ovviamente, la mia giustizia.
Sospetto che questo ricordo mi abbia un po' fregato, perché da lì in avanti sono stato un bambino abbastanza arrabbiato, convinto che la rabbia, nelle sue varie forme, fosse il modo di trainare avanti la giustizia lì dove la mia giustizia non c'era. Praticamente ovunque.
Una volta adolescente, ero ormai abbastanza disilluso da arrendermi alla necessità di portare la giustizia urbi et orbi, era rimasta solo la rabbia. E quando la rabbia viene covata per lungo tempo, cominciano ad accadere cose brutte.

All'epoca non sapevo molte cose, credevo che la rabbia fosse un'energia che mi poteva portare lì dove da solo non sarei mai potuto arrivare. Ma a quale prezzo ?

Non sapevo che non è possibile arrabbiarsi contro qualcosa o qualcuno senza arrabbiarsi anche contro Dio, la Vita e, finalmente, contro sè stessi.
Sono riuscito a farmi del male per lungo tempo. Poi, quando venne il tempo della moto, la dolce e infedele Tuareg, ho cominciato a rischiare la vita seriamente, perchè la rabbia dominava la mia mente. Quando sono arrivato a contare fino a 100 rischi mortali, semplicemente ho smesso di contare e ho continuato. Però un pensiero mi è passato per la testa "non ci sarà qualcosa di sbagliato in tutto questo ?".

Questo pensiero ha messo radici dentro di me ed è cresciuto, ed è diventato un albero che ha dato molti frutti. Il primo e' che lassu', e anche quaggiu', Qualcuno mi Ama. Tanto, tanto. Il secondo, che è quello che mi piaceva raccontare, è stata la possibilità di immaginare il mio ultimo giorno su questa terra, mentre tento un bilancio di tutti i miei giorni passati.
In quel giorno, so che non conteranno tutte le mie vittorie o le mie sconfitte, non conterà aver avuto ragione o meno, non conterà quello che avrò ricevuto o guadagnato, o quello che altri avranno pensato di me.
So che solo davanti all'infinito, nel silenzio delle luci che si spengono, conteranno soltanto i giorni in cui avrò amato forte, fronteggiando la paura di sbagliare e di soffrire e senza aver risparmiato energie in un conto a perdere.
So che così quando arriverà quel giorno sarà un giorno di pace, perchè avrò fatto quanto avevo da fare. Niente di più, niente di meno.



venerdì 28 settembre 2012

Occhi che vedono

Qualche giorno fa sono finito in un posto tattico, sul braccio di rocce che chiude a destra la playa di fanabè. E' fuori dalle maree dei turisti, abbastanza lontano dai lampioni per avere una luce naturale e con una splendida vista sulla costa e su La Gomera.
Mentre ero lì, mi sono dimenticato per qualche minuto di quella persona che non si è comportata come avrei voluto, di quell'altra che non ha capito, mi sono dimenticato delle discussioni del lavoro, mi sono dimenticato di quell'insoddisfazione che qualche volta mi striscia tra le gambe e mi rode il culo.

Mi sono dimenticato e ho visto. Ho visto tutto.

Ho visto il cielo infuocarsi e milioni di sfumature di blu, di argento, di arancio, nelle nuvole, all'orizzonte, nell'oceano. Ho visto i gabbiani muoversi insieme verso nord, e un unico smemorato volare di fretta nella direzione contraria. Ho visto le onde del mare infrangersi sulle rocce ogni volta in maniera diversa, riempire tutti gli spazi in un delirio di spuma per poi abbandonarli qualche istante dopo. Ho visto il pescatore agitare inutilmente la sua canna. Ho sentito il calore della roccia scura dove ero sdraiato. Ho visto le stelle spuntare e correre dietro le nuvole. No, erano le nuvole che si muovevano. Ho sentito gratitudine scorrere sulla pelle in un piacevole formicolio ed ho capito, ho capito che ero parte di quella meraviglia. Non avrei voluto essere in nessun altro posto, in nessun altra situazione. Ero in pace.



Sono tornato oggi ma, non so perché, oggi non mi sono dimenticato.
Ero lì, ed il tramonto era proprio di fronte a me, ancora più prezioso dell'altra volta, ho fatto anche delle belle foto ma la mia mente era altrove. Ho fatto delle foto ma io non ho visto, sapevo che il tramonto era meraviglioso ma non potevo vederlo, mi ero perso in pensieri di irritazione e dispiacere.

Tornando indietro ho capito perché: Non avevo camminato sulla spiaggia con i piedi nell'acqua.
L'altra volta avevo fatto un bel pezzo bagnandomi i piedini prima di arrivare al mio posticino, oggi nemmeno un po'. Ho scoperto l'effetto terapeutico delle carezze dell'oceano tra le dita dei piedi. E' una meraviglia farsi massaggiare i piedi dalla sabbia e dal mare, con l'acqua che mi spazzola via i pensieri, e mi porta via.
Se lanciassi il mio sguardo dritto di fronte a me e lo lasciassi correre sulle onde, arriverei fino in America. In America!
Mi chiedo, quanta vita, quanta bellezza mi perdo ogni volta che mi lascio sommergere dai pensieri e dalle preoccupazioni ?
Per fortuna, qualche volta guardo il mare.

martedì 21 agosto 2012

Divinus

B è venuta e come è venuta se n'è andata. Triste e vuota come se avesse perso le valigie all'aeroporto.
Ho fatto del mio meglio, ho dormito pochissimo, c'ho messo tutta l'energia che avevo.
E' tornata da suo marito, almeno così credo. O magari era una spia.
Chi-lo-sa.

Lo spicchio di luna prende il suo posto nella calima.
Il mio umore è in armonia con questo tempo. Manca colore, vitalità, anche se c'è bellezza e c'è forza da parte mia.
C'è convinzione da parte mia che sto per avere tanto perché ho dato e sto dando tanto.
O non è che mi sfugge qualcosa ?

La luna si staglia nitida nell'oscurità che scende. E' ancora abbastanza alta da non essere inghiottita dalla calima.
Cos'è che mi aspetto ? Un grande amore come D ? Un'avventura avventurosa ? Un nuovo capitolo delle cose da scoprire ? Capire perchè sono venuto a Tenerife ?

Le luci del presepio di San Eugenio Alto si sono accese. Non me n'ero accorto.
Voci di altri italiani che stanno più sotto sempre a Ocean View. Romani, forse.
Ho ancora sullo stomaco il pranzo indiano di oggi, nessuna fame e niente da fare.
Mi viene da pensare che la felicità arriva quando smetti di credere che hai bisogno di qualcosa per essere felice.
La felicità è qui e ora, così come sono.
Molto bene. Perchè allora non me ne accorgo ?
Mi chiedo, ma se per essere felice ho bisogno di essere spirituale, ma perché cazzo sono venuto sulla Terra ?
Non potevo fare lo spirituale meglio lì dov'ero prima di nascere ?
Ma dove ci troviamo, a un cazzo di campo di sopravvivenza per giovani angeli annoiati ?



Il liquido bollente trova deliziosamente la sua strada dentro di me. Alla fine sono diventato come mio padre, ora anche a me piace scottarmi la lingua.
La chitarra ha una smorfia di tristezza abbandonata appoggiata alla parete.
E' come alcune parti di me, chiede di essere toccata.

E' davvero notte adesso. In fondo mi pare di sentire il rumore del mare. Sara' la mia immaginazione ?
I buddisti dicono che la vita è sofferenza e raggiungere l'illuminazione è il solo modo di uscire dal ciclo senza fine di vita e di morte e finalmente smettere di soffrire.
Ma, mi chiedo, a quale Dio stronzo gli verrebbe in mente un mondo così ?
Perché, voglio dire, qualcuno lo avrà anche creato un mondo così, o no ?
Poi mi fanno impazzire di risate quei cristiani che, in modo simile, credono alla "croce", l'idea che esista un Dio che si diverta a mandarti sfighe croniche per vedere come ti comporti. Altro che la playstation.

Ma, in fondo, io che ne posso sapere ?
Magari lassù ci sono gli dei dell'Olimpo che si divertono come pazzi a pisciare in testa agli uomini a intessere delle telenovelas cosmiche; magari si travestono da Corona per trombarsi la Belen di turno.
E allora sia pure il Caos, sia pure degno di vero interesse solo questo istante di presente in cui succhiare intensamente il midollo stesso della Vita.
Divinus.



martedì 12 giugno 2012

Una piccola cosa

Ogni tanto sul palcoscenico della vita si accende una luce e mi capita di fare qualcosa, soltanto una piccola cosa.
Ma e' la cosa giusta al momento giusto, qualcosa che nessun altro al mondo avrebbe potuto fare nello stesso modo.

Capisco che sono nato per quello.
Capisco che tutto quello che c'e' stato, tutta la sofferenza, tutta l'attesa, tutto l'incomprensibile che mi ha attraversato il cuore e' servito a questo, a prepararmi a compiere quell'unico perfetto gesto d'amore.

Non sono qui per caso.
Non voglio piu' riempirmi di cose inutili.
Lascio alla sabbia del tempo lo spazio per modellare cio' che sono.
Io sono. Io sono cio' che sono. Io sono esattamente cio' che sono.
E nel perdermi in me stesso ho fiducia. Tutto va bene.
Le foglie danzano nel vento.
Meraviglia della meraviglie.
La musica riempie l'aria, nel mio stomaco scende la pace.
Dolce il vento della sera nelle narici.



giovedì 31 maggio 2012

Pietro

Ho nelle orecchie l'antico, prezioso, simpatico sferragliare del treno.
Il sole benedice la pianura padana, i campi, le colline alberate, profumi, il Po', le ragazze di Ferrara.
Vado. E mi chiedo dove sto andando.

Se tu conoscessi una coppia sposata, con figli e suocera a carico, e in una cultura dove solo l'uomo puo' lavorare, e il marito, che pure fa un lavoro umile, se ne andasse di casa per sempre, per seguire un altro uomo... che penseresti ?
Come lo chiameresti ? Che giudizio avresti su di lui ? Che ne sarebbe della moglie e della sua famiglia ?
E se quel marito si chiamasse Pietro e l'uomo che segue Gesù, cambierebbe il tuo giudizio ?

Nella tradizione cattolica gli apostoli si chiedono cosa ci guadagnano dall'aver lasciato tutto per seguire Gesù.
E la famiglia di Pietro cosa ha guadagnato ?
Che ne sara' stato ? Dov'e' l'amore per loro ?

Una cosa e' certa. Il senso di questo brano e' che ognuno e' chiamato a seguire la propria strada a qualunque costo, senza guardare in faccia a nessuno. Con spietata dolcezza.
Che a tutto - ma dico TUTTO - occorre essere pronti a rinunciare, tranne che a essere cio' che siamo.

Mi ricordo di quella sera di qualche anno fa, forse 2004, una passeggiata con Ingrid nell'aria fresca e umida di Padova dopo una pioggia, poco dopo l'inizio della nostra relazione.
"Devo dirti una cosa" mi fa con aria molto seria: "Sono sposata!" e poi, ovviamente "Come, non reagisci ?".
Come no ? Fu la prima picconata al mio rigido sistema di valori da integralista cattolico.
Mi chiesi se "può un'informazione cambiare il mio sentire su di una persona, cambiare in modo drastico la mia relazione con lei ?"
Secondo il mio sistema di regole la relazione sarebbe dovuta finire in quell'istante.
Solo che non trovavo niente dentro di me che sostenesse questa posizione, il mio sentire non era cambiato di una virgola.
Ero in crisi, il mio sentire su posizioni totalmente opposte al mio sistema di valori.
Alla fine Ingrid mi salvò rincorrendo l'annullamento, ma la crepa nel muro era fatta.

Leggendo il Vangelo ora, guardando a un Gesù "rovinafamiglie", a un Gesù che nasce fuori dal matrimonio mettendo in pericolo di vita la madre, a un Gesù che se c'é una regola da infrangere lo fa, che non parla quasi mai della vita di coppia se non per dire di perdonare, la severità cattolica sulla famiglia mi appare priva di senso.



Nel frattempo continuo a incontrare ragazze che poi vengo a scoprire sposate.
E' chiaro che devo infilare tutto il naso per intero in questa vicenda, e non e' cosa da poco!

Rispetto al 2004 ho molte meno certezze. Il muro delle regole sta piano piano andando a pezzi. Non so quanto e quando riuscirò a fare pulizia delle macerie.
Il piano è di essere io stesso a dare significato di volta in volta a ciò che mi accade, in accordo con il mio sentire. Nessuna regola, se non sentire di volta in volta ciò che è vitale e ciò che non lo è.
Qualcuno verrà sicuramente a dirmi che è molto comodo, che è troppo comodo fare quello che uno vuole.
Ma perchè, dovrei forse fare quello che vuoi tu ? Che vuole qualcun altro ?

A me pare che non ci siano grandi alternative.
O seguo degli schemi che qualcun altro ha costruito per me, o mi alleno a seguire il mio sentire.

Quale delle due alternative mi può mettere più facilmente in contatto con Dio, la Vita, la Natura, il mio Io profondo, e mi può permettere di trovare e seguire quella strada che, come Pietro, ognuno di noi è chiamato a percorrere senza guardare in faccia a nessuno, a qualunque costo ?
Quale delle due strada mi porta a scoprire i miei veri desideri, mi porta alla gioia, a essere il vero me stesso ?

Lo so.
Devo accettare di deludere le aspettative degli altri, di non piacere a tutti, di essere soggetto a critiche e, prima di tutto, al mio severo giudizio su me stesso.
Corro ogni volta il rischio di perdere tutto quello che ho costruito, il lavoro, le persone che dicono di volermi bene, la reputazione, la stima delle persone.
Rischio di sbagliare e di fare del male.
Eppure a che serve guadagnare il mondo intero, se poi perdo me stesso ?
E qual'è l'insieme di regole che mi può proteggere da tutto questo ?



mercoledì 23 maggio 2012

Alba

Cosa c'é di complicato ?

Perché non vieni a prenderlo quest'amore che non chiede altro che essere preso ?
Accendi una candela e soffia via il buio della notte.
Lascia all'alba lo spazio di arrivare, lasciati abbracciare nella sua luce tenue, dal calore del mattino.
Dove sei stata ? Non mi importa.
Ti aspetto al confine del giorno, dove le ombre lunghe della notte scivolano via sulle le rocce chiare, dove i sogni si sciolgono nel crepuscolo.
Mi troverai lì quando aprirai gli occhi, sarò sole e vento nelle tue braccia.

Sunrise

What's complicated ?

Why you don't come to take this love that just asks to be taken ?
Light a candle and blow away the dark of the night.
Let space to the sunrise to come, let the warm of the morning hug you in its soft light.
Where have you been ? I don't care.
I wait for you at the border of the day, where the long shadows of the night slide away on the clear rocks, where dreams melt in the twilight.
You'll find me there when you'll open your eyes, I will be sun and wind in your arms.

sabato 14 aprile 2012

Perfezione

Sono ancora i colori tenui del crepuscolo che baciano questa giornata.



Sono stato al mare, cercavo playa de las vistas per capire qual'era, capire qual'e' la spiaggia più grande e famosa dei dintorni.
Ho trovato turisti, ma non la folla, e nella luce bassa del sole tutto era amplificato.
C'erano sculture di sabbia e, in fondo, due ragazze che si baciavano.
Ho deciso di fare un anello per godermi la scena da vicino, ho strofinato i piedi sulla sabbia, mi sono avvicinato lento alla battigia.
Ma una volta li', nella luce accecante del sole, non ho potuto che sdraiarmi e godere di quel momento.



Forse tra 5 minuti mi prenderà il morso della solitudine, forse il tarlo della mediocrità tornerà a rosicchiare la parte destra del cuore ma, ora, con la sabbia fine che mi cade dalle mani, le nuvole basse che danzano con il sole e questi giochi di luce nell'acqua, e' un momento di una perfezione assoluta.
Sto bene così. Ieri mi era ancora più chiaro. In questi momenti non ho fame e non ho sete.
Nessuna fame e nessuna sete.

Una bella ragazza si era fermata a godere il tramonto ma non ha resistito a lungo al vento gagliardo e ruvido della sera. Ha interrotto i suoi passi, mi ha dato un'occhiata incerta, e poi ha ripreso il suo cammino dall'altra parte.
Ciao.
Tra 5 minuti me ne pentirò ma, qui, ora, ho tutta la perfezione, la bellezza di cui ho bisogno.
Sono andato a dire grazie nella chiesa della madonna del carmen.

Ora, sulla mia terrazza, come in tanti altri luoghi del mondo, sorgono le stelle, mentre l'orizzonte ha ancora qualche bagliore rossastro dietro il profilo de La Gomera.
L'oceano sta diventando quel liquido nerastro che inghiotte l'universo e i suoi sogni, ma è solo lì che possiamo scorgere le luci sopra di noi e quella fiammella divina che brucia indomita nell'oscuro abisso della nostra anima.

So che tra poco, so che ogni giorno avrò di nuovo fame e sete, un nuovo doloroso incolmabile vuoto da colmare.
Dov'è l'acqua viva che disseta ? Dov'è lo stupore di vetro ? Dov'è questa perfezione che non so trattenere ?

Lo so. So che è nei miei occhi miopi, nelle mani fredde, nelle lacrime dolci e amare di un istante senza difese.
Come quando guardi tuo figlio, come quando guardi la donna che ami e la vedi, solo tu, perfetta nella sua perfetta imperfezione, perfetta nell'amore che hai per lei.
E' solo allora che vedi bene, è solo allora che vedi con gli occhi di Dio.
Dio non commette errori.
Io, tu, non siamo errori.
Io, tu, siamo perfette espressioni dell'amore divino.
Perchè e' cosi' difficile crederlo ?

Sospese nel buio, di fronte a me, le luci de La Gomera.



Perfection

Still the soft colors of twilight are kissing this day.



I've been at sea, I was looking for playa de las vistas to understand what it was, to understand what's the biggest and most famous beach nearby.
I found tourists, but not the crowd, and in the low light of the sun everything was amplified.
There were sand sculptures and, further, two girls kissing.
I decided to make a ring to enjoy the scene closely, I rubbed my feet on the sand, I slowly approached the shore.
But when I've been there, in the glare of the sun, I had to lie down and enjoy that moment.



Maybe in 5 minutes I will take the bite of loneliness, perhaps the worm of mediocrity will come back to gnaw the right side of my heart but, now, with fine sand that falls from my hands, the low clouds dancing with the sun and these games light in the water, it's a moment of absolute perfection.
I'm really fine. Yesterday It was even more clear. In these moments I'm not hungry and I'm not thirsty.
Any kind of hunger and any kind of thirst.

A beautiful girl had stopped to enjoy the sunset but she didn't survive long in the strong and rough wind of evening. He interrupted his steps, he looked at me uncertain, and then resumed her walk towards her direction.
Bye.
In 5 minutes I will regret but, here, now, I have all the perfection, the beauty that I need.
I went to say thanks in the church of the Madonna del Carmen.

Now, on my terrace, as in many other places in the world, the stars are rising, while the horizon still has some red glow behind the profile of La Gomera.
The ocean is becoming the blackish liquid that swallows the world and all its dreams, but it is only there that we can see the lights above us and the divine flame that burns indomitable in the dark abyss of our spirit.

I know that soon, I know that every day I'll have again hunger and thirst, a new painful unfillable gap to fill.
Where is the living water that takes off the thirst ? Where is the stupor of glass? Where is this perfection that I can't hold ?

I know. I know it's in my myopic eyes, in my cold hands, in the sweet and bitter tears of an instant without defenses.
As when you watch your son, as you look the woman you love and you see her, only you, perfect in her perfect imperfection, perfect in the love you feel for her.
It's only in that moment that we see well, you see with the eyes of God.
God makes no mistakes.
I, you, we're not mistakes.
I, you, we are perfect expressions of divine love.
Why it's so hard to believe?

Floating in the dark, in front of me, the lights of La Gomera.



giovedì 15 marzo 2012

El Teide

Mi sto godendo un tramonto sul mare dalla terrazza di casa mia.
Quanto durerà tutto questo ?
Domanda oziosa. Sono qui, ora, a godermelo, è tutto ciò che mi serve sapere.

La settimana scorsa sono stato al Teide.
Il mio piano era di attraversare curioso le terre deserte del centro di Tenerife, e finire il mio giro nella capitale vecchia, la Laguna, dall'altra parte dell'isola. Ma io credo che un buon viaggiatore non faccia programmi precisi, abbozza giusto un canovaccio, uno schizzo sulla tela, e lascia lo spazio all'avventura di entrare nella sua vita e fare il resto.

Sulla strada ripida per Vilaflor, il comune più alto delle Canarie, a 1500 metri, Jonay camminava sotto il sole con il suo zainone in spalla per andare a messa a l'una. in realtà cammina da 5 anni per le strade di tutta Europa, cercando un lavoro ma più che altro un senso, con i fantasmi della sua famiglia più pesanti dello zaino che contiene tutto quello che ha.
Lo ascolto parlare spagnolo con il suo accento canario privo di s finali e dopo il caffè gli lascio il mio indirizzo, se dovesse mai passare da Adeje.

La strada sale ancora, il Pandolo si districa egregiamente sulle pendici chiazzate del verde dei pini. I mirador sono tutti miei, il paesaggio è dappertutto notevole qui ma immortalarlo con una foto che ne renda merito non è semplice. Improvvisamente, dopo l'ennesima curva, el Teide.



C'è una pausa, la mente si affanna a trovare un'associazione per quello che vede.
El Teide occupa lo spazio, il cielo, e la punta, ancora più ripida del resto, è bianca dello zolfo delle esalazioni vulcaniche. Che luogo è questo ?
Non c'è più segno di vita, i pini hanno lasciato il posto a rocce di tutte le forme e i colori. I turisti sembrano fuori posto in questo paesaggio lunare, l'unica strada si snoda timida tra le rocce, quasi a chiedere permesso.
El Teide chiama, l'energia, la potenza che emana sono palpabili, ogni sosta che rallenta l'avvicinamento diventa una sofferenza.
Il cielo è blu, senza nuvole, ma siamo oltre i 2000 e il vento soffia freddo e rude, senza rispetto.
Devo salire.
E' tardi, non ho l'attrezzatura da montagna, mi mancano i guanti e un cappello, e mi chiedo che vento ci sarà a 3718 metri se già a 2200 è difficile da sopportare.
Ho solo 6 ore di luce e la cima è a 10.7 km, non ho nemmeno il permesso per salire, tutto sembra abbastanza difficile, tirato e pericoloso.
Perfetto.



C'è un'altra pausa.
La Vita mi dà il suo benestare, scaccio i brividi di paura dallo stomaco e m'incammino di buon passo. Quando mi capiterà ancora di salire al Teide in una giornata così ?
In realtà le nubi cominciano a salire ma ho deciso, non si torna indietro. Lo scenario è fantastico. Anche se ho le mani gelate non posso non scattare foto di queste viste. Infilo le mani in tasca e dentro lo zaino e questo lato della montagna è nettamente più protetto dal vento. Un bel regalo.
Nella prima parte il sentiero è largo e facile, fatto apposta per le auto, probabilmente per turisti di escursioni organizzate. Alla fine infatti trovo una comitiva di turisti, tutti equippaggiati come se dovessero salire sull'Everest, che si prepara ad affrontare la seconda parte che si snoda molto più ripida tra le rocce.
Li passo ad uno ad uno come birilli, forse eccessivamente entusiasta.
Dopo mezz'ora comincio gia' a sentire la fame e la stanchezza, devo fermarmi per mangiare qualcosa in fretta, trovo nello zaino le banane secche che mi ha regalato Jonay. Un altro regalo.



Finalmente arrivo al rifugio. Mi aspettavo un posto caldo ed accogliente come si usa in Italia, invece è chiuso fino alle 17.30 e c'è solo una stanza dove è proibito mangiare. Cerco allora un posto riparato ma è impossibile essere totalmente riparati dal vento. Cerco di mangiare con una mano alla volta e di riscaldare l'altra nel frattempo, ma non è semplice, nè comodo, nè piacevole.

Riparto infreddolito e con il cibo un po' sullo stomaco e con l'altitudine che comincia a farsi sentire. Ho un leggero senso di nausea, sono costretto a rallentare il passo, il sentiero si perde un po' sulle rocce scure, ha un che di infernale.
Comincio a sentire anche la fatica, le gambe non rispondono più come prima, è la parte più spiacevole. Ma alla fine ecco alcune indicazioni e la teleferica, la cima fumante del Teide si staglia proprio davanti a me, mi manca l'ultimo sforzo.
Apro la porta del sentiero proibito e un tizio mi bussa dalla finestra. Mi giro verso di lui e forse mi scambia per qualcun altro o capisce che tanto passerò lo stesso, perchè alla fine mi fa andare.
Inizio l'ultima parte del sentiero con grande sforzo a causa dell'altitudine, posso muovermi con grande lentezza e fare frequenti pause per rallentare il battito del cuore.
Mi sento Frodo sul monte Fato con l'unico fardello del mio desiderio di arrivare in cima.
La vista è incredibile, il cielo è sotto di me, le nuvole, vedo come da un aeroplano. Vedo le esalazioni vulcaniche e la puzza di zolfo diventa potente ma stringo i denti e affronto l'ultimo sforzo.
La cima è spazzata da un vento degno di queste altezze ed è il posto più alto dove sia mai stato. Sono solo nel raggio di chilometri e ho il sole proprio in fronte che sta scendendo dietro la montagna. Ora non ho più abbastanza luce per tornare indietro ma non posso che dire grazie di tutto ciò.



Comincio la discesa con la stessa attenzione, anche se il cuore non è sotto sforzo come prima.
Vado alla teleferica per strappare un passaggio giù, ma è tutto chiuso, guardo l'ora, e prendo un colpo, mi rimane giusto un'ora di luce, quando ce ne ho messe 5 per salire e tornare fino a qua. Nel raggio di chilometri non c'e' nessuno e buio e freddo si avvicinano velocemente, posso solo tornare in fretta dalla strada da cui sono venuto.
M'incammino di buon passo ma non può essere abbastanza, dopo un po' mi sento meglio e comincio a correre sopra le rocce come un capriolo, sempre con maggiore agilità, concentratissimo.
Se mi faccio male qua ci lascio le penne.

In men che non si dica arrivo al rifugio, dove i turisti sono perlopiù nascosti nelle stanze, non affrontano il freddo nemmeno per godersi questo strepitoso tramonto. I pochi coraggiosi che sono all'aperto mi vedono sfrecciare come un indemoniato, piazzare certo i piedi sulla discesa ripida.
Le rocce non fanno scherzi e la ghiaia è abbastanza clemente, anche fermandomi di tanto in tanto a fare qualche foto riesco a finire giusto per il crepuscolo la parte ripida e ad incamminarmi con il buio su quella più piana.



La luna sorge nitida e brillante, mi regala abbastanza luce per indovinare la via sulle rocce chiare.
Qualche volta ho l'impressione di perdermi, milioni di stelle fanno capolino dall'altro lato del cielo. Il vento soffia ancora più forte di prima, indosso tutto quello che ho e aspetto paziente la fine del sentiero. Nell'oscurità l'ombra della luna mi gioca qualche scherzo, le uniche luci stanno sopra di me, e mi chiedo se potrei resistere tutta la notte a questa temperatura, magari trovare una caverna.

Finalmente giungo alla sbarra del sentiero. Nel parcheggio ci sono le macchine dei turisti su al rifugio e poco più in là, in basso tra le rocce, il pandolo.
Ipotizzo che il sole di oggi abbia tenuto l'auto abbastanza al caldo ma mi sbaglio.
La batteria tossice appena e cede senza nemmeno combattere.
Provo a spingere l'auto sulla strada ma ho 30 cm di rocce da superare, e il precipizio dall'altro lato. E' dura.
So che qualcuno verrà a salvarmi, succede sempre così.

Infatti poco lontano i fari di un'auto bucano l'oscurità, mi piazzo in mezzo alla strada in modo da essere sicuro che mi veda. Che fortuna! Il tizio parla anche inglese e posso spiegargli in 2 secondi la situazione ma, e non ci posso ancora credere, mi dice che e' in ritardo per qualche appuntamento e che non può fermarsi.
Non c'è nessun altro nel raggio di chilometri ma cosa vuoi che ti dica, se devi andare, vai.
Rimango incredulo a guardare l'auto. Me la devo cavare da solo.
Provo a fare il pendolo, ma le rocce sono davvero troppo alte, e fa un freddo cane anche se non e' una palude.
Mi chiudo in auto e aspetto domattina ?

Altri fari bucano il telo della notte. Mi getto in strada, e questa è la volta buona. Anche in due non riusciamo a piazzare l'auto in strada, ma almeno non sono più solo. Arriva una terza macchina ed è festa. Il pandolo torna in strada e giù per discesa inizia ruvidamente a dare segni di vita.
Ringrazio, ancora, e mi incammino per la via di casa. Per almeno mezz'ora non incontro più nessuno.

La mattina seguente, al lavoro con le gambe spaccate, mi chiama un collega "Nicola, c'è fuori un ragazzo che ti cerca". E davanti al cancello, Jonay con il suo zaino che mi aspetta.
Ma questa, come si dice, è un'altra storia.



El Teide (english version)

I am enjoying a sunset over the sea from the terrace of my house.
How long will all this?
Idle question. I'm here, now, to enjoy it, is all that I need to know.

Last week I was at the Teide.
My plan was to cross curious the desert lands of the center of Tenerife, and finish my tour in the old capital, La Laguna, on the other side of the island.
But I think a good traveler does not make specific programs, outlines just a sketch, a sketch on the canvas, and let space to the adventure to enter into your life and do the rest.
On the steep road to Vilaflor, the highest town in the Canary Islands, at 1500 meters, Jonay walked under the sun with his big backpack on the shoulder to attend mass at one o'clock.
Actually He's walking from 5 years the streets of all over Europe, looking for a job but rather a sense, with the ghosts of his family more heavy than the backpack containing everything he has.
I listen him speaking Spanish with canario's accent without final s and after the coffee I leave to him my address, if he ever cross Adeje.
The road climbs again, the pandolo goes brilliantly on the slopes spotted of the green of pine trees. The mirador are all mines, the scenery is great here but everywhere immortalize it with a good photo is not easy. Suddenly, after yet another curve, el Teide.



There is a pause, the mind struggles to find an association for what he sees.
El Teide fills the space, the sky, and the tip, more steep the rest, is white of volcanic sulfur fumes. What is this place?
There is no sign of life, the pines left way to rocks of all shapes and colors.
Tourists seem out of place in this lunar landscape, the road snakes between the rocks timid, as if to ask permission.
El Teide calls, the energy, the power that emanates are palpable, each stop, which slows the approach becomes a pain. The sky is blue, cloudless, but we are above 2000 and the wind blows cold and rude, no respect.
I must go.
It's late, I do not have the equipment to the mountains, I miss the gloves and a hat, and I wonder what wind there will be at 3718 meters to 2200 if it is already difficult to bear. I have only 6 hours of light and the top is 10.7 km, I have not even allowed to climb, everything seems to be quite difficult and dangerous.
Perfect.



There is another pause. Life gives me the green light, I drive out the chills of fear from the stomach and I walk quickly. When I'll even go up to Mount Teide on a day like this?
In fact, the clouds begin to rise, but I decided, no going back.
The scenery is fantastic. Even if my hands are frozen, I had to take pictures of these views. I stick my hands in his pockets and inside the backpack and this side of the mountain is clearly more protected from the wind. A lovely gift.
In the first part of the trail is wide and easy, made especially for cars, probably for tourists in organized excursions.
At the end I find a party of tourists, all equipped as if they were climbing the Everest that it prepares to face the second part which is much more steep winding among the rocks. I pass them one by one like ninepins, perhaps overly enthusiastic.
After half an hour I already began to feel hungry and tired, I stop to eat something quickly, I find it in my backpack dry bananas that Jonay gave me. Another gift.



Finally I arrive at the refuge. I was expecting a warm and welcoming one as it is used in Italy, it is closed until 17.30 and there is only one room where it is forbidden to eat.
I look for a sheltered spot, but then it is impossible to be completely sheltered from the wind. I try to eat with one hand at a time and heat the other in the meantime, but is not a simple nor convenient, nor pleasant.

I restart cold and with the food a bit on the stomach and the altitude begins to be felt.
I have a slight feeling of nausea, I am forced to slow down the pace, I lose the track on the dark rocks, there is something infernal.
I start to feel too hard, the legs do not respond the same as before, is the most unpleasant.
But in the end here are some hints and cable car, the summit of Mount Teide stands steaming in front of me, I miss the last effort.
I open the door of the forbidden path and a guy knocks to me on the window.
I turn to him and maybe He mistook for someone else or understands that I'll pass the same, because in the end He let me go.
I begin the last part of the path with great effort because of the altitude, I can move very slowly and I need to take frequent breaks to slow down my heart.
I feel like Frodo on Mount Doom with the sole burden of my desire to get on top.
The view is incredible, the sky is beneath me, the clouds, I see as from an airplane. I see the volcanic fumes and the smell of sulfur becomes powerful, but I grit my teeth and I face the final effort.
The summit is swept by a wind heights worthy of this place and it's the highest I've ever been. I'm the only ome for miles and I have the sun right in front coming down behind the mountain. Now I haven't enough light to go back but I can only say thanks for everything.



I start the descent with the same attention, even if the heart isn't under strain as before.
I go to the cable car to tear down a passage, but everything is closed, I look the clock, and take a shot, just an hour of daylight left for me, when I put them there for 5 and get back up to here.
For miles around there's nobody and cold and dark are rapidly approaching, I can just go back quickly from the road by which they came.
I walk briskly but may not be enough, after a while I feel better and start running over the rocks like a goat, always with more agility, very concentrated.

If I get hurt here I leave the pens.
In no time at arrival at the refuge, where tourists are mostly hidden in the rooms, not even face the cold to enjoy a dazzling sunset.
The few brave people who are outdoors see me running like a madman, putting my feet sure on the steep descent.
The rocks don't make jokes and the gravel is fairly lenient, even stopping from time to time to take some pictures I can finish right for the twilight the steep part and I walk off into the darkness of the flattest.



The moon rises clear and brilliant, gives me light enough to guess the way on the clear rocks. Sometimes I get the feeling of being lost, millions of stars peek out from the other side of sky.
The wind blows more strongly than before, I wear everything I have and I wait patient for the end of the path.
In the dark shadow of the moon plays tricks on me, the only lights are just above me, I wonder if I could stand overnight at this temperature, I should find a cave.
Finally I reach the bar of the path. In the parking there are the cars of tourists in the shelter and little more in there, down between the rocks, the pandolo.

I postulate that the sun has now taken the car warm enough. I'm wrong.
The battery just coffs a bit and give up without even fighting.
I try to push the car on the road but I have 30 cm of rock to be overcome, and the precipice on the other side. It's hard.
I know someone will come to save me, it always happens.
In fact just off the headlights pierce the darkness, I place me in the street so be sure they see me.
What luck! The guy also speaks English and I can explain the situation in 2 seconds but, and I still can not believe it, He said that he's late for some meeting, and he can not stop.
There's nobody else for miles but what can I say, if you have to go, go.
I remain incredulous looking at the car. I have to take me off alone.
I try to make the pendulum, but the rocks are really too high, and it's bitterly cold. I lock myself in the car and I expect tomorrow?
Other headlights piercing the curtain of night. I throw myself on the street, and this is the right time. Even in two we can not place the car in the street, but at least I'm not alone anymore.
Here comes a third car and it's party. The pandolo go back on the street and down roughly descent begins to show signs of life.
Thank you, again, and I set out for the way home. For at least half an hour I don't meet anyone else.

The next morning, working with broken legs, a colleague call me "Nicola, there is a guy out looking for you."
And at the gate, Jonay with her backpack is waiting for me.
But this, as they say, is another story.



martedì 13 marzo 2012

Solo l'amore

Solo l'amore resta,
solo l'amore guarisce,
solo l'amore da' senso.


Solo l'amore e' vero,
tutto il resto e' illusione.


Only love

Only love remains,
only love can heal,
only love give sense.


Only love is true,
everything else is illusion.


martedì 21 febbraio 2012

L'amore in una sciarpa

La variante della shakshuka con il formaggio, gli spaghetti e il pesto è da studiare meglio, anche se il sottofondo di "unforgettable" ha il suo perché e inutili questioni sulla digeribilità del tutto si sprecano. Due spennellate abbondanti di nutella sull'ultimo pezzo di pane ai cereali ed è finita là.

Silenzio. Tenerife è silenziosa. Il traffico è rado, lontano, i turisti infagottati nelle loro felpe affollano qualche ristorante a Las Americas o Los Cristianos.
Qui, a San Eugenio alto, nessuno per strada, anche i cani probabilmente riscaldano pigri uno dei tappeti del padrone.
Stasera mi fa compagnia la radio, Onda Melodìa, solo musica e bella musica, come piace a me.
Per il resto ascolto il rumore del frigo, la vibrazione di un'auto che passa lontano, il vento che fa sbattere qualche cosa.
E' troppo buio adesso per vedere il mare, ma so dov'è, lo sento.
Se guardo attentamente posso vedere qualche luce dell'isola che non c'è, La Gomera.
La chiamo l'isola che non c'é perché con alcune condizioni di luce scompare, scruti l'azzurro fino all'orizzonte e La Gomera non c'é. Eppure sai che è là.
I canari si vantano della nitidezza del loro cielo, tanto é vero che uno dei telescopi più importanti del mondo é qui.
Le montagne alte (il Teide raggiunge il 3700 metri) creano 23 microclimi diversi. In questa zona dell'isola piove 2-3 volte all'anno.
Ieri era uno di quei giorni.
Era una pioggia fine ed io ero stupidamente incredulo, come vedessi nevicare a Bangkok. Ma oggi era una giornata limpida e luminosa come poche.
Ho consumato la mia pausa pranzo mangiando frutta nel terrazzo, con il sole in viso e il mare negli occhi.
Mi sorprendo a vedermi in questa casa troppo grande per me, con panorami che cambiano ogni giorno e sembrano disegnati con Photoshop.
Mi aspetterei di trovarci un personaggio dei romanzi di Jane Austen, qualcuno dai lineamenti spiccatamente classici come Angela, muoversi con mosse eleganti e precise tra la terrazza e il soggiorno, e guardarmi lenta, interrogativa ma sostanzialmente indifferente. Io non faccio parte di questo film.
Invece qualche volta mi incontro allo specchio, con un barbone record, del tutto incolto e spruzzato di bianco, quel famoso animale strano, il Bertoz. Ma che ci faccio qua ?

In garage ho trovato una Panda d'annata che mi ha già salvato il culo un paio di volte.
La bicicletta invece aspetta il weekend per portarmi lontano, per nutrirmi gli occhi di altre meraviglie di Dio.
Sono abbastanza solo.
Non credo mi abituerò mai completamente a questo stato.
Ognuno ottiene, ci crediate o no, ciò che vuole, quello che é. Adesso, consciamente o incosciamente, io sono questo.
Questo tempo, ogni tempo, è un'opportunità.
Sto imparando ad occuparmi di me, sto imparando lo spagnolo, sto imparando a gestire nuove situazioni lavorative.
Sono creativo e pratico in cucina, metto in ordine. Cerco di fare una vita sana, di fare pulizia dei vecchi schemi anche in una vita tradizionale da cittadino.
Presto parlerò correntemente italiano, inglese e spagnolo, con il francese da rinfrescare e il dialetto veneto special guest.
Chi lo avrebbe mai detto.
Intanto stringo con tenerezza la sciarpa che mi ha dato Franca il giorno prima di partire.
Ho una storia di sciarpe come regali significativi. Gli oggetti, e anche le persone, vanno e vengono.
Solo l'amore resta.
Grazie.
L'amore in una sciarpa. E' un buon titolo per un libro.

The Love in a scarf

The variation of shakshuka with cheese, spaghetti and pesto is to study better, even if the background of "unforgettable" has its reason and unnecessary issues on the digestibility of all are wasted. Two abundant brushes of nutella on the last piece of bread with cereals and it's fine.

Silence. Tenerife is silent. Traffic is rarely, far away, tourists bundled up in their jumpers crowd a few restaurants in Las Americas or Los Cristianos.
Here in San Eugenio Alto, nobody on the street, even lazy dogs will probably heat up the carpet of a owner.
Tonight the radio keeps me company, Onda Melodia, only music and beautiful music, as I like it.
Also I listen the sound of the refrigerator, the vibration of a car that passes away, the wind is hitting something.
It's too dark now to see the sea, but I know where is it, I can feel it.
If I look carefully I can see some light on the island that there isn't, La Gomera.
I call it "the island that there isn't" because the island disappears with some conditions of light, you scrutinize the blue to the horizon and there is no La Gomera. Yet you know it's there.
The Canary people boast the sharpness of their sky, so it is true that one of the most important telescopes in the world is here.
The high mountains (the Teide is over 3700 meters) create 23 different microclimates. In this area we get rain 2-3 times a year.
Yesterday was one of those days.
It was a light rain and I was stupidly in disbelief as I saw it snow in Bangkok. But today was a bright clear day and as few.
I spent my lunch hour eating fruits on the terrace, with the sunshine in the face and the sea in my eyes.
I'm surprised to see me in this house too big for me, with views that change every day and seem drawn with Photoshop.
I would expect to find a character in the novels of Jane Austen, someone with such distinctly classic features as Angela, moving with elegant and precise moves between the terrace and the living room and looking at me slow, quizzical but basically indifferent. I'm not part of this film.
Instead I sometimes meet me in the mirror, with a record bum, totally overgrown and sprinkled with white, that famous strange animal, the Bertoz. But what am I doing here?

In the garage I found a vintage Panda that has already saved my ass a couple of times.
The bicycle instead is waiting for the weekend to take me away, to nourish the eyes of other wonders of God.
I'm quite alone.
I don't think I ever completely get used to this state.
Everyone gets, believe it or not, what he wants, what it is. Now, consciously or unconsciously, I am this.
This time, every time, is an opportunity.
I'm learning to take care of me, I'm learning Spanish, I'm learning to handle new work situations.
I am creative and practical in the kitchen, I put in order. I try to make a healthy life, to clean the old patterns in a traditional life as a citizen.
Soon I will speak properly Italian, English and Spanish, with French to refresh and the Venetian dialect special guest.
Who would have thought it.

Meanwhile I tenderly hold the scarf that Franca gave the me the day before leaving.
I have a history of scarves as significant gifts. I know, objects, and even the people, come and go.
Only love remains.
Thank you.
The Love in a scarf. It's a good title for a book.

martedì 7 febbraio 2012

Silenzi

Tengo nel palmo della mano una manciata di sabbia di silenzi, impressi nel telo della nera luce.
Tutto qua.
Lo specchio non crepa e la striscia resta incerta sotto il richiamo dell'aquila.
Non scorrono più zufoli d'amore nel riflesso di profili ghiacciati, senza vita. Invisibili.

Mi manca la poesia ma, lentamente, gusto nei polpastrelli delle dita il mio rivolo di pace.



Silences

I hold in the palm a handful of sand of silences, imprinted on the cloth of black light.
That's it.
The mirror doesn't crack and the strip remains uncertain under the call of the eagle.
Flageolets of love don't flow anymore in the reflex of iced profiles, lifeless. Invisible.

I miss the poetry but, slowly, I taste in the fingertips my trickle of peace.