mercoledì 24 ottobre 2012

conti a perdere

Da piccolo sono stato un bambino molto cattivo.
Scherzo. Ero un bambino molto buono, già dedito alla contemplazione.

Un giorno all'asilo un bambino più grande mi picchiò.
La vista mi si offuscò, raccolsi un bastone e lo picchiai con tutte le mie forze. Quello se ne andò a piangere dalla suora che gli chiese "ma chi ti ha fatto questo ?" "Nicola" disse, indicamdomi con tutto il braccio teso.
La suora mi guardò un momento, soppesò la mia aria candida e innocente e disse "non può essere stato Nicola, non vedi com'é buono e tranquillo ?".

Questo il primo ricordo di rabbia della mia vita. E non posso fare a meno di di sentire nel palato il piacere di questo ricordo, nel sentire le mie forze moltiplicarsi e portare giustizia là dove c'era stata ingiustizia. Ovviamente, la mia giustizia.
Sospetto che questo ricordo mi abbia un po' fregato, perché da lì in avanti sono stato un bambino abbastanza arrabbiato, convinto che la rabbia, nelle sue varie forme, fosse il modo di trainare avanti la giustizia lì dove la mia giustizia non c'era. Praticamente ovunque.
Una volta adolescente, ero ormai abbastanza disilluso da arrendermi alla necessità di portare la giustizia urbi et orbi, era rimasta solo la rabbia. E quando la rabbia viene covata per lungo tempo, cominciano ad accadere cose brutte.

All'epoca non sapevo molte cose, credevo che la rabbia fosse un'energia che mi poteva portare lì dove da solo non sarei mai potuto arrivare. Ma a quale prezzo ?

Non sapevo che non è possibile arrabbiarsi contro qualcosa o qualcuno senza arrabbiarsi anche contro Dio, la Vita e, finalmente, contro sè stessi.
Sono riuscito a farmi del male per lungo tempo. Poi, quando venne il tempo della moto, la dolce e infedele Tuareg, ho cominciato a rischiare la vita seriamente, perchè la rabbia dominava la mia mente. Quando sono arrivato a contare fino a 100 rischi mortali, semplicemente ho smesso di contare e ho continuato. Però un pensiero mi è passato per la testa "non ci sarà qualcosa di sbagliato in tutto questo ?".

Questo pensiero ha messo radici dentro di me ed è cresciuto, ed è diventato un albero che ha dato molti frutti. Il primo e' che lassu', e anche quaggiu', Qualcuno mi Ama. Tanto, tanto. Il secondo, che è quello che mi piaceva raccontare, è stata la possibilità di immaginare il mio ultimo giorno su questa terra, mentre tento un bilancio di tutti i miei giorni passati.
In quel giorno, so che non conteranno tutte le mie vittorie o le mie sconfitte, non conterà aver avuto ragione o meno, non conterà quello che avrò ricevuto o guadagnato, o quello che altri avranno pensato di me.
So che solo davanti all'infinito, nel silenzio delle luci che si spengono, conteranno soltanto i giorni in cui avrò amato forte, fronteggiando la paura di sbagliare e di soffrire e senza aver risparmiato energie in un conto a perdere.
So che così quando arriverà quel giorno sarà un giorno di pace, perchè avrò fatto quanto avevo da fare. Niente di più, niente di meno.