Osservo la luce del sole cadere morbida e obliqua in questo tardo pomeriggio. Dipinge Padova di tinte tenui e sfumature dorate, sembrano vecchi ricordi registrati in un film.
Nonostante la temperatura sopra la media, il vento fresco si porta via le prime foglie dell'autunno dando il ritmo a una danza festosa.
Guardo i ragazzi che tornano dall'università mentre sfila via la campagna veneta dal finestrino del treno. Non so perché, ma mi sembra strano che la baracca continui ad andare avanti senza di me. Qualche volta la notte mi capita di sognare che mi mancano ancora alcuni esami ma giuro che ho finito, ancora diversi anni fa!
Passo per strade che riconoscono il rumore dei miei passi, che ancora sembrano impregnate del mio sudore.
Strade che sono state silenziose testimoni di emozioni che non so scrollarmi via, cicatrici a cui sono affezionato.
Ma pedalare lungo le vie d'acqua mi porta la stessa gioia di una volta. Non so se é la bella giornata, o il pensiero che una persona che non vedo da molto tempo mi sta aspettando o non lo so. La bici e' un lampo verde, le gambe girano senza sforzo.
Come il cavaliere solitario, corre il treno verso il tramonto.
Ho un altro aereo, un'altra casa, un altro ritorno.
Dove mi porta questo treno ?
Vorrei poter dire che lo so, che tengo salde in mano le briglie del mio spazio e del mio tempo.
In aeroporto, le ombre lunghe dell'autunno hanno lasciato spazio al freddo umido della sera.
Mi scaldo le mani in tasca e, berretta fraccà, riprendo il viaggio.
Credo molto nel fatto che presto mi aspettano nuove spruzzate di stelle.